Cosa si intende per armadio o guardaroba sostenibile? Intendo un armadio formato da capi di vestiario che fanno parte della moda sostenibile: si intendono cioè tutti quegli articoli creati nel rispetto dell’ambiente e dei lavoratori coinvolti. Ci possono essere delle certificazioni per provare un impegno dal punto di vista ambientale ed etico e ci sono vari livelli di impegno nella sostenibilità. Uno dei primi principi per avere un armadio sostenibile è proprio quello di non comprare impulsivamente capi di vestiario ma chiedersi sempre:
- Chi li ha prodotti e dove? (In quale Paese del mondo? Sono artigianali? Sono fatti a mano?)
- In quali condizioni? (ci sono ad esempio delle certificazioni di Fair Trade?)
- Di che materiali sono fatti? Bisogna distinguere tra tessuti naturali (come il cotone, la lana, la seta, la viscosa, il lino, la canapa, etc.) e tessuti sintetici (come l'acrilico, il poliestere, etc?). Ci sono certificazioni che indicano che il tessuto è biologico oppure riciclato?
Spesso queste informazioni non si trovano sulle etichette dei vestiti e quindi vanno cercate dal consumatore sul sito di riferimento del marchio, ma spesso assistiamo a fenomeno di Greenwashing (quando cioè aziende o servizi si definiscono attivi nella sostenibilità anche se il loro impegno è molto parziale e minimo), aggiungendo ancora più difficoltà a chi si approccia per la prima volta all’argomento.
I consigli che trovate in questo articolo sono proprio pensati per chi è agli inizi e vuole iniziare a creare un armadio/guardaroba sostenibile in via graduale. Il primo errore da evitare quando si vuole iniziare ad acquistare in maniera consapevole è proprio buttarsi a comprare tutto da zero. Capisco l’urgenza che potrebbero vivere alcuni, venendo a sapere che l’armadio è pieno di capi di multinazionali fast fashion e si vuole cambiare rotta velocemente, ma sarebbe da evitare.
Una cosa che spesso passa in secondo piano è di preferire la qualità alla quantità, in modo da non riempirsi l’armadio di vestiti all’ultima moda che useremo poche volte, ma di inserire capi che ci piacciono, amiamo mettere e indosseremo molte volte (leggi anche l'articolo #1dress7days per scoprirne di più).
Ne avevo parlato anche in questo video YouTube:
Il primo step da fare è guardare dentro l'armadio e dividere in 3 categorie i vestiti che avete.
Aprite il vostro armadio e dividete i vestiti in queste 3 categorie: non aspettattevi una divisione alla Marie Kondo, ma alla Carotilla, più semplice e pratica.
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Quelli che indossate spesso e volentieri. Sono tutti quei capi di vestiario che indossate senza pensarci due volte, li buttate adesso e vi sentite a proprio agio quando li mettete.
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Vestiti che vi piacciono ma sono o da riparare o richiedono qualche modifica o vi hanno semplicemente un po' stufato perché li avete da tanto nell'armadio.
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Quelli che non mettete più o non avete proprio mai messo. I capi che non vi hanno mai convinto, che non avete mai avuto l’occasione di indossare, che magari hanno ancora l’etichetta attaccata o che semplicemente non sapete mai come abbinare.
Cercate di capire se c'è un denominatore comune nei vestiti che entrano in queste tre categorie, potreste scoprire che vi piace comprare uno stile che poi non indossate davvero perché non vi sentite a proprio agio, oppure che un colore vi sta meglio di un altro. Magari anche in base alle vostre abitudini di vita/lavoro, siete persone ad esempio che hanno bisogno di vestirsi in un modo particolare per andare a lavorare oppure siete mamme, o lavorate da casa, etc e avete quindi particolari esigenze di vestiario e capi che dovete avere per forza nel vostro guardaroba.
Se siete indecisi sui colori, forme, fantasie che risaltano la vostra figura e incarnato, ci sono dei professionisti che possono affiancarvi in questa fase, come consulenti di immagine o esperti in armocromia. E a proposito di armocromia, potrebbe piacerti questo video, in cui una consulente mi aiuta a capire a quale stagione cromatica appartengo:
Mettete da parte le cose che avete capito che non indossate, perché non andranno buttate via, anche se sono molto rovinate tenetele da parte comunque se avete posto, per qualche riciclo creativo (si possono creare tote bag, presine, stracci per la casa, etc).
Il secondo step è valorizzare i vestiti che non indossate più.
Ai vestiti che togliete dall’armadio e che sono in buone condizioni potete dare una seconda vita, se la meritano. Ci sono svariate strade: donarli ad amici, parenti, colleghi o a persone che ne hanno bisogno. La seconda stata é venderli. Lo si può fare online ( attraverso siti e applicazioni di rivendita di capi di seconda mano) oppure in negozi fisici di usato. In questo caso spesso si viene pagati con buoni di acquisto.
Potete anche decidere di partecipare ad uno Swap Party, che non è altro il termine per indicare il baratto nel 2020! Swap vuole dire proprio scambio, infatti. Se volete partecipare a Swap Party più organizzati, esistono dei gruppi Facebook apposta o dei siti internet dedicati. Si possono anche organizzare da sé degli Swap party tra amici/parenti/colleghi. Negli swap party i vestiti vengono divisi in base al loro valore e si possono scambiare con vestiti di valore equivalente. È una ottima opzione per rinnovare l’armadio a costo zero.
Adesso siete arrivati al terzo step: prendete i vestiti che avevate inserito nella seconda categoria e allungatene la vita: sono vestiti che vi piacciono ma usate poco perché manca l’orlo, si è staccato un bottone, serve una toppa oppure vestono larghi/stretti. Affidatevi ad una sarta oppure provate voi stessi a fare queste riparazioni. Se siete persone particolarmente creative e manuali, ci sono infinte strade per riparare in maniera creativa i vestiti oppure per trasformarli del tutto, tagliandoli e ricucendoli.
Il vostro guardaroba a questo punto è composto da capi del cuore, è arrivato il momento di scrivere una lista di pezzi che veramente vi servono. Ma, prima di lanciarvi a comprare vestiti nuovi, avete mai pensato di guardare negli armadi di vostra mamma/nonne/zie? Io ho trovato decine di tesori, chicche del vintage ma anche tagli moderni, a cui sono bastate poche semplici modifiche per poterle indossare a pennello. La risorsa del second hand è la scelta sostenibile più vicina ai costi della fast fashion. Adesso il mio armadio è pieno di capi che porto con gioia perché sono legati a persone che amo, hanno quindi anche un valore affettivo.
L'ultimo step per rendere sostenibile il proprio armadio é quello di scrivere una lista ponderata di vestiti che servono.
Prima di comprare, per non incappare nella tentazione del saldo o del capo a basso costo, chiediti:
1. Mi serve veramente questo capo?
2. Riesco ad abbinarlo con quello che ho già nell’armadio?
3. È un capo molto in trend oppure durerà nel tempo?
Rispondendo a queste domande riuscirete a comprare solo quello che effettivamente vi serve e sarete sicuri di riuscire ad indossare. Il mio consiglio a questo punto è di comprare questi capi che vi mancano o second hand oppure da brand sostenibili ed etici. Se volete avere dei consigli a riguardo, vi invito a seguirmi su Instagram e Youtube, dove parlo spesso di questo argomento.
Vi lascio anche una diretta fatta come mentore di Donna Moderna (DMnow), in cui ho parlata di questo tema:
Fatemi sapere nei commenti se siete già riusciti a creare il vostro armadio sostenibile, se siete all'inizio del vostro percorso o se avete domande al riguardo.
A presto!
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